Un’istituzione sempre più familiare ai cittadini

Nel 1997 il Difensore civico non pubblicò la consueta relazione annuale. Palla vi provvide solo l’anno seguente, motivando il fatto con l’insufficiente dotazione di personale e lamentando nel contempo che la relazione annuale della Difesa civica suscitasse comunque “scarso interesse presso i politici e gli amministratori”. Nel 1998 si rivolsero agli uffici del Difensore civico oltre 2.000 persone.
Se per un verso ciò è da ricondursi, secondo Palla, a una maggiore conoscenza dell’istituzione e dei suoi compiti da parte della popolazione della provincia, anche grazie all’intensa attività di conferenze e incontri pubblici da lui promossa, d’altra parte “il costante aumento di contatti con la Difesa civica si motiva anche con l'estensione del campo di intervento di quest'ultima”, come egli stesso scriveva nella sua relazione. Con l’entrata in vigore dell’art. 16 della legge statale n. 127/97 fu assegnata alle Difese civiche delle Regioni e delle Province autonome la competenza a esercitare le proprie funzioni anche nei confronti delle amministrazioni statali periferiche, con esclusione di quelle operanti nei settori della difesa, della pubblica sicurezza e della giustizia. Il Difensore civico peraltro era sempre intervenuto anche in passato presso gli uffici statali, benché con scarsa possibilità di incidere sulle situazioni denunciate. La legge statale veniva ora a legittimare tale prassi.
Nella relazione del 1998 fece la sua prima comparsa un termine che ci accompagnerà ancora a lungo: “mobbing”. Palla rileva come più persone impiegate presso l’amministrazione provinciale soffrano di problemi psicologici e suggerisce pertanto già nel 1998 di istituire un apposito “servizio di consulenza psicologica aziendale”.

Motivo di profonda irritazione furono sempre, per Palla, i funzionari e gli amministratori chiusi a priori a qualsiasi ipotesi di collaborazione con la Difesa civica, tanto che in qualche caso fu tentato di richiedere l’intervento dell’organo di disciplina per sanzionare il comportamento del personale con un ammonimento formale come previsto dalla legge. Palla tuttavia preferì rinunciarvi, ravvisando su questo aspetto una sostanziale disparità di trattamento tra il funzionario, al quale si sarebbe potuta applicare la sanzione disciplinare, e l’assessore competente, contro il quale non era invece possibile intervenire. Il più delle volte infatti i funzionari si limitavano a eseguire le istruzioni fornite dal politico, il cui comportamento non collaborativo però non poteva essere in alcun modo sanzionato. Più volte Palla sollecitò la pubblica amministrazione a organizzare corsi di formazione obbligatori per il proprio personale, nella convinzione che fosse possibile “apprendere” il giusto modo di porsi nei confronti delle persone. Del resto molti dei casi sottoposti alla Difesa civica erano da ricondursi proprio a un atteggiamento distante e scostante da parte dell'amministrazione: “Il funzionario manca spesso di empatia, egli non riesce cioè a immedesimarsi nella situazione del cittadino. La semplice cortesia non basta, occorre anche competenza, perché purtroppo anche un’affermazione cortese ma errata può avere conseguenze disastrose. E anche quando l’informazione fornita è cortese e corretta, ciò può non bastare se la risposta è formulata in un burocratese incomprensibile”, scrive Palla nella sua relazione sull’anno 1995. Il cittadino, continua Palla, non è suddito bensì partner della pubblica amministrazione. Il 3 marzo 1999 Werner Palla fu confermato nelle funzioni di Difensore civico per un’ulteriore legislatura.

Nell’anno 2000 una nuova controversia investì i rapporti tra il Difensore civico Palla e il Presidente del Consiglio provinciale Hermann Thaler (SVP). Nel luglio di quell’anno Thaler aveva tentato infatti di far passare alcune modifiche alla legge sulla Difesa civica da lui proposte senza preventivo confronto con l’istituzione direttamente interessata. Le modifiche riguardavano in particolare la competenza del Difensore civico sulle questioni inerenti i comuni e stabilivano che sarebbe toccato al Presidente del Consiglio provinciale e non al Difensore civico – com’era fino a quel momento – stipulare le apposite convenzioni con i medesimi. Ma Palla si oppose alla proposta e il testo finale approvato dal Consiglio provinciale recitava: “Il Difensore civico può (...) concludere convenzioni con (...) i comuni”. Thaler voleva inoltre che i comuni versassero un contributo per l’attività della Difesa civica, mentre la norma in vigore fino a quel momento prevedeva solo la possibilità per il Consiglio provinciale di stabilire un contributo. “Se i comuni saranno costretti a pagare il servizio del Difensore civico”, era il timore espresso da Palla, “essi smetteranno di avvalersene, e questo non va certo a vantaggio dei cittadini della provincia”. Dopo lunghe discussioni Thaler ritirò infine i propri emendamenti.

30 anni Difesa civica in Alto Adige

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